Giovani e periferie: uno sguardo d’insieme sulla condizione dei giovani nelle città italiane
Il nuovo rapporto dell’osservatorio #conibambini, sviluppato nell’ambito della campagna Non sono emergenza promossa da Con i Bambini, offre un’analisi sistematica e dettagliata — città per città e quartiere per quartiere — dello stato del disagio socio-educativo nelle aree urbane italiane.
Dopo la pandemia, questioni come povertà, dispersione scolastica e mancanza di spazi di socialità sono tornate al centro dell’attenzione pubblica, spesso però in un clima oscillante tra allarmismo e sottovalutazione, anche a causa della scarsità di informazioni strutturate e di indicatori affidabili. I dati degli ultimi anni mostrano infatti alcune criticità nelle città e nelle aree più densamente popolate. Bambini e adolescenti restano la fascia d’età maggiormente esposta alla povertà assoluta (13,8% rispetto a una media complessiva del 9,8%).
Nel 2024, mediamente, il 12,3% delle famiglie con figli minori di 18 anni si è trovato in questa condizione; la percentuale sale al 16,1% tra i nuclei residenti nei comuni centrali delle aree metropolitane. Un andamento analogo riguarda gli abbandoni scolastici precoci: nonostante siano diminuiti nell’ultimo decennio, nelle città si registrano ancora livelli più elevati rispetto alla media nazionale (9,8%), con picchi vicini all’11% nelle aree urbane più dense.
Tra i segnali di disagio riemersi dopo la pandemia figura anche la recrudescenza di comportamenti violenti tra adolescenti. La narrazione dei media su questo fenomeno è passata dall’identificare il caso delle violenze di gruppo a danni spesso di stessi coetanei con il fenomeno “baby gang” a quello impropriamente ormai noto come “maranza”. Dietro queste definizioni si celano però storie di ragazzi, spesso nati in Italia da famiglie di seconda o terza generazione, che vivono normali conflitti familiari tipici dell’adolescenza, ma faticano a trovare un proprio spazio nella comunità di riferimento.
“L’Osservatorio promosso da Con i bambini insieme a Openpolis – ha spiegato Marco Rossi-Doria, presidente di Con i bambini - evidenzia come nelle periferie italiane i giovani continuino a scontare inaccettabili disparità nell’accesso a servizi educativi, culturali e sociali. Le ultime analisi mostrano concentrazioni più elevate di povertà educativa, una minore disponibilità di spazi aggregativi e un’offerta formativa e opportunità occupazionali minori e meno diversificate rispetto alle aree protette. Sono sempre più urgenti politiche pubbliche per creare sviluppo integrato di produzione di beni e servizi, comunità energetiche, esperienze di comunità e di coesione sociale insieme al sostegno alle comunità educanti che già uniscono scuole, terzo settore, luoghi dello sport, parrocchie, municipalità, volontariato, famiglie. L'esperienza delle buone pratiche diffuse ci dice che le nuove politiche pubbliche devono unire investimenti dello stato che devono crescere e risorse e azioni improntate alla sussidiarietà come da art. 118 della Costituzione. pie coesione sociale ne coordinate e continuative, capaci di rafforzare la presenza educativa nei territori più fragili e Investire sulle periferie significa immettere nelle catene di sviluppo e valore parti cruciali della nazione guardando alle nuove generazioni e al loro successo formativo, che è alla base di ogni sviluppo. Continueremo a lavorare affinché l’evidenza raccolta dall’Osservatorio orienti interventi integrati e tempestivi promuovendo condizioni che permettano ai giovani delle periferie di esprimere appieno potenzialità e talenti.”
Le prime analisi disponibili segnalano un incremento di questi episodi, da interpretare con cautela poiché riferiti a un periodo ancora troppo ristretto per individuare tendenze consolidate. Il rapporto non entra nel merito del fenomeno, anche perché mancano dati disaggregati su scala subcomunale. Tuttavia, risulta essenziale comprendere il contesto sociale, economico ed educativo che spesso alimenta il disagio giovanile e che dovrebbe guidare la definizione delle politiche pubbliche. In questa prospettiva assumono un ruolo centrale le condizioni familiari, la qualità dell’offerta educativa, la funzione delle scuole e della comunità educante, oltre al rafforzamento dei presidi sociali e culturali nei territori più vulnerabili, soprattutto nelle periferie urbane.
“Le periferie non sono soltanto luoghi fisici, ma il punto in cui si concentrano fragilità sociali, carenze infrastrutturali e, allo stesso tempo, straordinari talenti e potenzialità spesso inespresse- spiegano Alessandro Battilocchio presidente e Andrea De Maria segretario di presidenza della Commissione parlamentare periferie- Come Commissione parlamentare sulle Periferie riteniamo fondamentale ascoltare chi ogni giorno opera sul territorio: scuole, associazioni, educatori, amministrazioni locali, realtà del terzo settore. Il lavoro portato avanti da Con i Bambini dimostra quanto sia possibile costruire percorsi educativi e comunitari capaci di cambiare il destino di tanti ragazzi. La Commissione conferma il proprio impegno a collaborare con le realtà attive sul territorio, valorizzando esperienze e progettualità che contribuiscono allo sviluppo delle comunità periferiche. Realtà che in tante occasioni abbiamo incontrato nelle 14 missioni che abbiamo svolto in tutte le città metropolitane ed in tante delle audizioni che abbiamo organizzato. In tutto il Paese le occasioni di coesione sociale, di associazionismo, di cittadinanza attiva sono momenti fondamentali di contrasto al degrado ed alla criminalità e di riscatto delle periferie”.

Fonte ufficio stampa Con i Bambini
Studiare questi fenomeni su scala urbana consente di mettere in luce divari molto marcati
In città come Catania, Napoli e Palermo circa il 6% delle famiglie si trova in potenziale disagio economico: nuclei con figli, con una persona di riferimento sotto i 64 anni, in cui nessuno risulta occupato né percepisce pensioni da lavoro. Si tratta di valori anche quattro o cinque volte superiori a quelli riscontrati in numerose città del centro-nord. All’interno delle stesse città, i divari possono ampliarsi ulteriormente: a Catania, ad esempio, la media cittadina del 6,2% oscilla dal 3,1% del Terzo Municipio al 9,3% del Sesto. A Napoli si va dal 3% di quartieri come Arenella e Vomero al 9,2% di San Pietro a Patierno.
Gli esiti scolastici rispecchiano spesso le condizioni di partenza. La dispersione scolastica colpisce soprattutto il Mezzogiorno: oltre il 25% dei giovani a Catania ha lasciato la scuola prima del diploma o di una qualifica; la percentuale raggiunge il 19,8% a Palermo e il 17,6% a Napoli. In queste stesse città più di uno studente su cinque arriva alla terza media con competenze gravemente insufficienti in italiano. Le forme di dispersione, implicita ed esplicita, risultano più frequenti tra i ragazzi provenienti da famiglie con basso livello di istruzione.
A Cagliari, dove la media degli abbandoni è del 16,3%, la quota sale al 31,9% tra i giovani i cui genitori non possiedono un diploma. Anche qui emergono importanti divari interni: quartieri come San Michele, Marina e Cep superano il 25%, mentre zone come Monte Mixi, Genneruxi, Monte Urpinu, Is Bingias - Terramaini, La Palma e Quartiere Europeo restano sotto il 10%.
“Con il rapporto "Giovani e periferie" confermiamo l'impegno dell'osservatorio Povertà educativa nel fornire strumenti rigorosi per superare allarmismi e letture frammentarie del disagio giovanile – sottolinea Vincenzo Smaldore direttore sviluppo istituzionale di Openpolis - L'analisi sistematica, condotta quartiere per quartiere attraverso i dati disponibili pubblicamente, mette in luce con chiarezza alcune dinamiche del disagio socio-educativo e consente di individuare con precisione criticità e divari, a partire dal ruolo decisivo dei percorsi educativi e dalla necessità di contrastare abbandono scolastico e dispersione. Riteniamo che solo indicatori solidi e verificabili possano guidare scelte pubbliche realmente efficaci, come attraverso il lavoro della commissione dedicata al tema delle periferie. Una conoscenza approfondita di questi fenomeni è l’unico modo per orientare politiche basate sui dati, capaci di rispondere alle specifiche necessità di ogni territorio e di contribuire concretamente alla riduzione dei divari educativi".
Gli esiti educativi hanno poi ricadute dirette sul futuro dei giovani. La quota di Neet tra i 15 e i 29 anni è più alta proprio nei territori con maggiore fragilità sociale e scolastica: Catania registra il 35,4%, Palermo il 32,4% e Napoli il 29,7%. Roma e Milano si attestano intorno al 20%, mentre Bologna scende al 17,3%. Anche dove il fenomeno è meno diffuso, come nel capoluogo emiliano, la situazione varia molto tra i quartieri: Ex Mercato Ortofrutticolo (47,2%), Caab (39,8%) e Pilastro (29,6%) presentano valori molto più alti rispetto a Siepelunga (11,3%), La Dozza (10,9%) o Scandellara (5,6%).
Un fattore rilevante nel contrasto alla povertà educativa è l’apertura pomeridiana delle scuole, che può fungere da presidio territoriale, spazio sicuro e strumento anti-dispersione, soprattutto nei quartieri più complessi
Anche qui emergono forti differenze: oltre l’85% degli alunni delle primarie statali frequenta scuole a tempo pieno in città come Milano, Firenze, Torino e Roma, mentre a Reggio Calabria e Palermo la quota scende sotto il 10%. A Palermo, nonostante una media intorno al 5%, quartieri come Tribunali-Castellammare (47,4%) e Palazzo Reale - Monte di Pietà (34%) raggiungono percentuali molto più alte, mentre in 17 quartieri su 25 la quota non supera il 3%.
Questi dati delineano una vera e propria “trappola della povertà educativa”, in cui condizioni familiari difficili, accesso limitato all’istruzione, rischio di abbandono e difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro si rinforzano a vicenda. Il rapporto invita dunque a superare narrazioni superficiali e stigmatizzanti, promuovendo invece politiche pubbliche basate su evidenze, integrate e costruite sulle specificità di ogni territorio. Solo un’analisi approfondita delle periferie può contribuire realmente alla riduzione dei divari educativi e sociali che segnano il percorso di crescita degli adolescenti nelle città italiane.
La campagna Non Sono Emergenza, promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, affronta il disagio adolescenziale attraverso una narrazione fondata su dati, buone pratiche e ascolto diretto dei giovani, con l’obiettivo non solo di descrivere il fenomeno ma anche di favorire il protagonismo delle nuove generazioni.
L’Osservatorio #conibambini, realizzato in collaborazione con Openpolis, mira a stimolare un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali disponibili. Il suo principale contributo consiste nella creazione — secondo approcci di data journalism — di una banca dati che permetta a operatori sociali, comunicazione, media e PA di analizzare questi fenomeni non più solo su scala nazionale o regionale, ma anche municipale e sub-municipale. Ogni due martedì l’osservatorio pubblica aggiornamenti online sul tema della povertà educativa minorile.
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