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South Working: il lavoro agile dal Sud che dà nuova vita al Paese

 

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 Ph. Tommaso Mazzara — con Ruben Dublo, Mario Mirabile, Antonio Campanile, Emanuele De Pasquale e Elena Militello. Fonte Facebook

 

Presentato il progetto “South Working – Lavorare dal Sud” che, grazie al sostegno e alla collaborazione della Fondazione CON IL SUD, entra nella sua fase operativa con l’avvio della campagna di adesioni e della rete di sostegno ai lavoratori.


L’Associazione South Working – Lavorare dal SUD è impegnata nello studio dello smart working localizzato in una sede diversa da quella del datore di lavoro, in particolare dal Sud Italia e dalle aree interne, valutandone pro e contro con l'obiettivo di formulare proposte di policy in questo campo finalizzate alla riduzione del divario economico, sociale e territoriale nel Paese.


Nata lo scorso luglio dalla collaborazione di un gruppo di giovani professionisti, per lo più provenienti dalle regioni del Sud Italia e accomunati dall’essere stati costretti ad abbandonare i luoghi di origine e gli affetti per poter seguire le proprie ambizioni professionali, l’associazione ha creato un movimento di opinione sul tema, dando un nome al fenomeno, creando una rete fra tutti i soggetti interessati (lavoratori, aziende, enti pubblici) e classificando gli spazi per il lavoro agile presenti sul territorio italiano, quali coworking, bar attrezzati, biblioteche o librerie, per permettere ai South Worker di lavorare da un luogo adeguato e che favorisca la socialità.

 


“Al netto degli indubbi vantaggi per i lavoratori interessati, South Working rappresenta, dal nostro punto di vista, una straordinaria opportunità per lo sviluppo del nostro Sud”, ha sottolineato Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD. “Da sempre sosteniamo che lo sviluppo del Mezzogiorno ha una precondizione irrinunciabile: un forte capitale sociale. Il rientro al Sud di giovani talenti, con le loro competenze e la voglia di disegnare il proprio futuro in quei territori, costituisce una formidabile leva di sviluppo. Per questo motivo la Fondazione CON IL SUD ha deciso di accompagnare e sostenere questa esperienza: pensiamo che una soluzione imposta dall’emergenza, possa diventare una modalità strutturale di lavoro a distanza. E possa in un futuro diventare un elemento di attrazione anche per giovani talenti non meridionali”.

 

“Fin da subito, il progetto ha catalizzato una forte attenzione”, ha affermato Elena Militello, Presidente e fondatrice dell’Associazione. “Credo sia il segnale di una necessità diffusa e della convinzione condivisa che poter lavorare da dove si desidera, in particolare dalle regioni del Sud e dalle aree interne, possa aiutare sia i lavoratori che i territori”.


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Fonte pagina Facebook Fondazione con il SUD

 

Oltre alla diffusione del movimento di opinione, South Working ha attivato un Osservatorio sul tema, attraverso l’organizzazione e la partecipazione a incontri e ricerche. Il Rapporto Svimez 2020 , per esempio, includerà un Focus su South Working, attraverso il quale comprendere quali siano le caratteristiche della platea dei potenziali interessati al progetto.


Il quadro completo sarà presentato nei prossimi giorni. Di seguito, alcune anticipazioni emerse nel corso dell’evento di presentazione dell’iniziativa; i dati sono stati raccolti tramite sondaggio esplorativo e anonimo rivolto ai lavoratori e diffuso a mezzo stampa e tramite sito web e canali social abitualmente utilizzati dall'Associazione, che ha visto la partecipazione di 1.860 persone nel periodo dal 17/06/2020 al 28/09/2020.

 

L’identikit dei South Workers
Gli intervistati sono relativamente giovani, quasi l’80% ha un’età compresa tra i 25 e i 39 anni. In merito al genere, il campione è formato dal 53,5% di maschi, il 46,3% di femmine e dallo 0,2% di altro genere. Il 52,7% di intervistati è in possesso di una laurea magistrale, il 15% di un master di II livello e il 7,2% di un dottorato di ricerca.
Gli ambiti lavorativi di cui gli intervistati si occupano sono primariamente legati al mondo del settore terziario, in particolare: ingegneria (22,6%), economia (15,9%), giurisprudenza (7,6%) e settore bancario (7,6%). Si registra un dato di elevata istruzione.
Tra i lavoratori, i datori di lavoro sono per la maggior parte privati (80,4%) e i contratti a tempo indeterminato (70,5%).

Insoddisfazione
Un dato di interesse è l’alto numero di intervistati che hanno risposto di non risiedere nella regione in cui vorrebbero vivere adesso (58,1%), tra 5 anni (60,5%) o tra 10 anni (63,2%).
Appaiono basse o molto basse, specie se si considerano la giovane età media e gli elevati titoli di studio, le percentuali di chi ha risposto di essere “molto” soddisfatto delle attuali situazioni, in particolare per qualità della vita (10,6%) e felicità (8,5%).

Aspirazioni
Ben l’85,3% degli intervistati ha sostenuto che andrebbe a vivere al Sud se potesse mantenere il suo posto di lavoro e lavorare a distanza.

Salario
In relazione al tema dei salari, molto controverso e da studiare ancora approfonditamente, il 25,7% degli intervistati sostiene che sarebbe disposto a rinunciare ad una percentuale del 20% dello stipendio attuale in cambio della possibilità di lavorare a distanza dal Sud, con un ulteriore 38,2% che accetterebbe di rinunciare a una percentuale dello stipendio non superiore al 10%.

 

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Photo by Laura Lugaresi on Unsplash